“La musica sarà di nuovo vietata, perché è proibita nell’Islam”. Sono parole dure, parole forti che ha pronunciato uno dei portavoce dei talebani.
Tornerà il silenzio, dunque, in Afghanistan, torneranno i divieti, così come già è tornata la paura e l’angoscia. Tutto questo sembrava solo un ricordo lontano, ma con il ritorno dei talebani, l’Afghanistan è tornato a vivere un incubo.
“La musica nell’Islam è proibita, ma noi speriamo di poter persuadere le persone a non fare queste cose, invece di dover fare pressioni”. Queste le parole di Zabihullah Mujahid. Le pressioni a cui si riferisce richiamano alle mente di tutti le violenze e le torture alle quali, a distanza di anni, il mondo è tornato ad assistere; sicuramente con più certezza e condivisione di un tempo. I social, infatti, mostrano il dolore di un popolo, mostrano le torture, mostrano il bisogno e la voglia di scappare.
Violenze, divieti e misoginia. Nel 2019 una donna è stata frustata da diversi uomini dopo essere stata sorpresa ad ascoltare musica. Nei casi peggiori di violazione delle regole della sharia, le donne subiscono anche la decapitazione.
Erano gli anni Novanta, quando i talebani vietarono musica, televisione, cinema, trucchi, moda; nella lunga lista di divieti anche i giochi da tavolo, quali carte e scacchi, nei quali le pedine di re e regine avrebbero “scosso” troppo i disciplinati studenti coranici.
Fu impedita poi l’importazione di cd e videocassette, antenne satellitari, fuochi d’artificio e materiale pornografico.